Storia ciclica e storia lineare
La storia dell’uomo è legata al concetto del tempo. Ci sono però due modi differenti, e non complementari, per interpretare il senso del tempo che passa: ciclicità e linearità.
Il concetto di storia ciclica
Nell’antichità, il concetto di tempo ciclico coincideva con la vita, dalle attività quotidiane alla religione. Il passato veniva spiegato con il mito, che i riti servivano a ricordare e a celebrare. Nell’avvicendarsi delle stagioni, nel regolare ritmo della vita, le fasi della luna, il lavoro nei campi, scandito da semina, raccolto e periodi di riposo, il tempo “ciclico” era rassicurante. La paura di nuovi e avversi eventi veniva tenuta lontana con liturgie atte a scongiurare lo sconvolgimento dello status quo. Sia il Cristianesimo che le religioni più primordiali sono ricche di ritualità, il cui ripetersi sempre uguale a se stesso è garanzia del perpetuarsi della vita.
Il tempo lineare e il concetto di progresso
Sin dall’antichità, al tempo ciclico veniva contrapposto il concetto di linearità, comprendente uno o più eventi che avrebbero modificato per sempre la condizione dell’umanità. Nel mito greco, quando il vaso di Pandora si ruppe, segnò l’inizio di un cambiamento definitivo (e in realtà per nulla positivo).
Anche secondo la Bibbia apprendiamo, ad esempio, come l’uomo sia stato cacciato dall’Eden, sua condizione primordiale. Andando avanti nel tempo, con l’Illuminismo, l’uomo è tornato al centro del dibattito filosofico. La forza delle scoperte scientifiche ha prodotto un’idea di tempo come storia del progresso umano, inarrestabile e proiettato verso il futuro. Insieme a questa nuova idea di storia, il senso del tempo ha inevitabilmente subito una laicizzazione, slegandosi da interpretazioni legate a culti o a riti particolari.