Tradizione orale: la storia non scritta

L’invenzione della scrittura è stata una delle conquiste più importanti dell’uomo. La possibilità di imprimere caratteri su pietra, su pergamena, sulla carta e, molti secoli dopo, in un documento di un software di videoscrittura, ha rivoluzionato il modo di raccontare la realtà.

Gli eventi, passati e presenti, che prima venivano raccontati solo oralmente, facendo affidamento su memorie “tramandate” di generazione in generazione, si sono trasformati in iscrizioni, testi, appunti e note destinati a rimanere documenti inalterati nel tempo.

La tradizione orale comunque è sopravvissuta, anche se in altre forme.

In questo articolo vedremo come la storia non sia solo quella scritta, ma come sia agile ed eterea come solo le parole, anche quelle con il loro “peso”, sanno fare.

Didattica: la dimensione della fiaba

Il recupero della tradizione popolare simboleggiato dalle fiabe è stata una delle missioni principali di Italo Calvino. Egli ha contribuito alla riscoperta l’immenso patrimonio delle favole così come veniva declinato nel nostro paese.

Al di là della speculazione di alto livello scientifico di studiosi come Calvino o come Vladimir Propp, che ha contribuito all’investigazione in questo ambito con il suo celebre “Morfologia della Fiaba”, le favole sono ancora un veicolo di trasmissione di emozioni ed esperienze, soprattutto per i più piccini.

La valenza didattica delle favole è valorizzata nei programmi dei nidi e delle scuole materne. Nelle strutture anglosassoni esiste, ad esempio, il cosiddetto Mat Time, ovvero “il momento del tappeto”. I bambini si riuniscono su un paio di morbidi tappeti shaggy affiancati e, all’interno di questo spazio, assistono alla lettura di fiabe antiche e moderne. Al termine della lettura, vengono proposte attività legate al racconto appena ascoltato.

Leggende metropolitane

Considerate una delle forme di tradizione orale più diffusa dell’epoca contemporanea, le leggende metropolitane di differenziano dai miti perché hanno come protagonisti persone “normali” (e non divinità o esseri con poteri soprannaturali) e sono ambientate in un passato prossimo, o addirittura nel presente.

L’autenticità di queste storie è spesso ricavata dall’aggiunta di particolari che collocano gli eventi in luoghi e tempi precisi. Queste nuove leggende si muovono velocemente e, attraverso passaparola e una comunicazione ormai globalizzata, riescono a raggiungere milioni di persone.

Il patrimonio della memoria familiare

Alle volte, la tradizione orale è complemento di documenti, che, da soli, non riuscirebbero a “raccontare” l’evento. Parliamo delle storie di famiglia, nascoste dietro a fotografie, documenti, lettere e oggetti. Questo tipo di memoria viene tenuta viva dai racconti delle generazioni più anziane e, spesso, solo una parte della loro complessità viene tramandata.

Con il progressivo allontanarsi delle galassie familiari, i cui componenti sono spinti – spesso per ragioni lavorative – da forze centrifughe paragonabili a quelle che governano gli spazi cosmici, questa memoria, già così fragile e delicata, rischia di perdersi irrimediabilmente.

Il racconto della storia di famiglia diventa anche strumento di inclusione all’interno di programmi legati al sociale. Perché tutte le storie, anche quelle che avvengono in angoli di mondo lontano dalle culture “egemoni”, hanno la stessa dignità e diritto di essere raccontate.